Un cyborg argentino di Daniele Barbieri
Liber n. 24, luglio-settembre 1994
Molte cose nuove si trovano facilmente nelle edicole, quando si è soliti frequentarle non
solo per acquistare quello che già si conosce, ma per vedere, in generale, che cosa c'è. Per
chi si occupa di fumetti, il maggior numero di novità si trova, di solito, tra i fumetti di
formato cosiddetto “bonelliano”, ovvero il formato di Tex, Dylan Dog, Martin Mystère e
così via. Non sono però di solito prodotti bonelliani quelli che compaiono, anche se qualche
novità delle edizioni Bonelli negli ultimi anni è davvero uscita. Nella maggior parte dei casi
le novità in edicola non sono che scadenti imitazioni dei fumetti della Bonelli, e in
particolare di Dylan Dog.
Per questi cloni non vale di solito la pena di andare oltre l'acquisto del primo numero,
dalla lettura del quale si ricava il più delle volte un'impressione sufficientemente dettagliata
del livello veramente basso su cui la serie si pone. Sospirando, si pensa così agli originali di
cui queste sono le copie, e si medita sul fatto che nemmeno la definizione di “clone” si
attaglia davvero a queste opere: se non altro, i veri cloni sono identici ai loro originali anche
negli aspetti positivi e non solo in quelli negativi.
Di quando in quando però, e per fortuna, qualche sorpresa attende chi si azzarda a
comperare dei numeri 1. Fu il caso, nel 1991, della rivista Full Moon, che nonostante le
frequenti debolezze e ingenuità narrative e grafiche dei suoi giovanissimi autori, colpiva per
l'originalità delle storie e della loro resa sulla carta. Dylan Dog era evidentemente il
riferimento principale anche per questa produzione, ma si vedeva bene che non si trattava di
un tentativo di imitazione; era semmai un'opera diversa su temi simili.
Full Moon non arrivò all'ottavo numero. La volontà degli autori era tanta, l'originalità
interessante, ma l'esperienza e la professionalità erano poche: così il mercato non rispose a
sufficienza e l'editore tagliò. Non è facile la vita nel mondo del fumetto italiano!
D'altra parte, gli albi di formato bonelliano contengono classicamente solo prodotti
italiani. Se si vuole cambiare paese di produzione bisogna anche cambiare formato, per
passare a quello, un poco più grande e interamente a colori, che caratterizza i fumetti di
origine nordamericana. Con formati più grandi si passa già alle riviste cosiddette “d'autore”,
o comunque ai fumetti per adulti, in qualche caso così definiti per meriti intellettuali e in
qualche altro per demeriti pornografici.
L'eccezione, nei piccoli formati, si trova solo cambiando la periodicità, e passando dai
mensili ai settimanali. Riviste come Lancio Story e Skorpio hanno un formato leggermente
più grande di quello classico bonelliano, ma nella pubblica considerazione hanno un posto
decisamente più piccolo. Ponendosi, da quando esistono, nella tradizione (e nei formati e
nelle nicchie di mercato) di riviste storiche come Il Monello o L'intrepido, ne hanno raccolto
anche l'immagine di prodotti dal consumo immediato, non passibili di collezionismi né di
lucrosi mercati dell'usato. E neppure, d'altra parte, queste riviste hanno fatto molto per
cambiare questa pubblica considerazione, cui evidentemente corrisponde anche un mercato
stabile e affezionato.
Dunque, veste un po' dimessa e popolaresca, grafica e carta economiche, poche rubriche
e decisamente di scarso interesse: tutte cose che, nonostante alcuni piccoli miglioramenti
negli ultimi anni, non invogliano davvero all'acquisto chi sia alla ricerca di fumetti di
qualità. Ed è un vero peccato, perché insieme a fumetti di valore decisamente non eccelso
(ma mai scadente, bisogna riconoscere) non è raro trovare su queste riviste degli autentici
gioiellini.
La ragione di questa strana coabitazione è meno complessa di quello che sembra.
Lancio Story e Skorpio pubblicano quasi esclusivamente materiale di produzione argentina.
In Argentina il fumetto è un fenomeno culturale ed editoriale importante, che interessa tutti i
livelli culturali della popolazione. La scuola argentina di fumetti è tra le più importanti del
mondo, insieme con quella statunitense, quella francese e quella giapponese. Vi sono perciò
produzioni di tutti i tipi e di tutti i livelli, ma la produzione media ha comunque degli
standard che non sono quasi mai bassi.
E torniamo dunque al nostro discorso sulle novità di piccolo formato in edicola. Dalle
pagine di Skorpio, nell'autunno scorso, è uscito un personaggio che ha acquistato vita
editoriale propria. Si chiama Cybersix, e vive su un mensile omonimo in bianco e nero di 98
pagine, appena più grande di quelli bonelliani (in realtà il formato è quello di Skorpio, ma è
così diverso nell'aspetto che ci vuole un po' per capirlo). Il primo numero era stato in verità
un'autentica piccola delusione, ma non per colpa degli autori. Per qualche ragione
(probabilmente una scelta sbagliata della carta) la stampa era uscita male, e i neri delle
immagini erano così impastati che si faceva quasi fatica a leggere le figure. Ma poi, nei
numeri successivi, il valore e la qualità di questa serie sono emersi con tale evidenza da far
dimenticare del tutto l'incidente iniziale.
Ecco, dunque, Cybersix. Gli autori, Carlos Meglia e Carlos Trillo, sono due veterani del
fumetto argentino. In particolare il secondo, lo sceneggiatore, è forse oggi l'autore argentino
vivente più noto nel mondo, se si escludono gli umoristi come Quino e Mordillo. Tante
volte coautore di Alberto Breccia (un maestro del fumetto mondiale, scomparso l'anno
scorso), Trillo ha scritto ormai tantissime storie, sempre caratterizzate da una sottile vena
ironica e da una grande acutezza psicologica - restando quasi sempre un autore alla portata
di qualsiasi lettore, anche giovanissimo.
L'ironia e la precisione psicologica sono anche tra le caratteristiche migliori di Cybersix,
molto ben illustrate dal segno rapido e sottile di Meglia. Cybersix, il personaggio che dà il
nome al fumetto, è un fascinoso coacervato di contraddizioni: prima di tutto è un cyborg,
ovvero una persona artificiale. E' stata creata da uno scienziato malvagio con scopi precisi,
ma per qualche ragione è sfuggita al suo controllo e, unica in questo, è divenuta autonoma:
ora è una persona in tutti i sensi, ma non riesce a dimenticare la propria origine - tanto più
che, per nutrirsi, deve vampireggiare altre creature simili a lei, che non smettono mai,
comunque, di darle la caccia. Cybersix è una donna, ma si nasconde dietro un'identità
segreta maschile, di nome Adrian. E' innamorata del migliore amico di Adrian, ma non
vuole rivelare il proprio amore (peraltro ricambiatissimo, e lei lo sa, essendo, nell'identità
maschile, suo confidente) per paura di mettere in pericolo lui.
Cybersix ha tutte le caratteristiche del personaggio dei fumetti: l'origine oscura con lo
scienziato malvagio, la caccia spietata cui è sottoposta, la sua forza mostruosa da cyborg, la
doppia identità... Ma il suo alter ego Adrian è un timido insegnante di letteratura in una
scuola per ragazzi disadattati, che spiega con passione Whitman e Kafka, e nei momenti di
solitudine traduce Pessoa. Il suo amico (l'amore segreto di Cybersix) è il direttore di un
giornale indipendente e politicamente impegnato, e tra gli altri personaggi ci sono poliziotti
violenti ma in fondo onesti, combattuti tra sfogo di virilità e dovere, tossicomani in crisi non
solo di astinenza, giovani scrittori sognatori - e poi giornalisti arrivisti e senza scrupoli,
magnati dell'industria cinematografica disposti a tutto, e persino angeli caduti, in una storia
dove invenzione letteraria e realtà trovano strane convergenze. Tanti personaggi, ciascuno
caratterizzato con vivacità, esplorato nella propria storia esistenziale con toni ora realistici
ora paradossali.
E' un po' questa commistione di realismo e di paradossalità fumettistica a fare di
Cybersix l'oggetto interessante che è. Le storie non sono semplici, di solito, ma la
complessità è di quelle che un lettore appassionato, anche giovanissimo, supera facilmente.
Non sono semplici perché di ogni personaggio, di ogni situazione, si mostra molto, si scava,
si intreccia il suo destino con quello degli altri. Ma c'è sempre quell'ombra di ironia, di
assurdità, di paradosso, di fumettistico, che impedisce alla vicenda più tetra di diventare
pesante e noiosa.
Insomma, un fumetto da leggere per divertirsi con intelligenza se si è dei semplici
lettori; ma anche da leggere per imparare a fare dei buoni fumetti, se si hanno aspirazioni in
questo campo.
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